Sunday, May 27, 2007

AC Finanza cambia indirizzo!

AC Finanza lascia Blogger (almeno per ora...) e si trasferisce su un nuovo indirizzo, quello che mi è stato messo a disposizione dal sito di informazione economico-finanziaria Investire Oggi.

In realtà, a partire da qualche settimana è iniziata una nuova collaborazione, dopo quella già in essere con Trend Online: le mie pagine web sono entrate a fare parte di un vero e proprio Blog Network finanziario, una novità nel panorama italiano, che ritengo possa incontrare l'interesse di molti ed avere un buon successo.


Da oggi, quindi, per chi volesse ancora seguirmi, non resta che dare un'occhiata al mio nuovo indirizzo...


... e metterlo tra i preferiti!


Tuesday, May 15, 2007

Democrazia azionaria: un sondaggio

Avete mai provato a leggere un Bilancio societario, magari cercando di conoscere meglio una piccola azienda quotata non particolarmente seguita dagli analisti?

Ebbene, non è certo cosa semplice, soprattutto se si cerca di leggere tra le righe e di trovare le informazioni più sensibili (ad es. evoluzione e prevedibili rischi della gestione, operazioni di M&A o di joint venture in progetto, relazioni con il personale o con altri stockholders, ecc.) di cui il Bilancio dovrebbe fare ampia disclosure, ma che invece spesso restano nella penna…

Ci sono analisti che cercano di far luce su questi Bilanci (come ad es. nel sito www.socquot.it), così come capita talvolta che qualcuno in Assemblea ponga quesiti di approfondimento o domande anche imbarazzanti direttamente agli amministratori, di cui però spesso non rimane adeguata traccia nei canali informativi delle Società e che finiscono quindi per rappresentare solo dei momenti di conflittualità fini a sè stessi. Sempreché, naturalmente, il piccolo azionista decida davvero di prendere parte attiva all'Assemblea per avere qualcosa da dire o per far valere i propri diritti, evento sempre più raro!

Ecco dunque il tema di un possibile sondaggio, i cui risultati potrebbero essere sottoposti alle compotenti autorità: per ampliare la partecipazione alla vita delle Società, non sarebbe possibile impiegare la tecnologia Internet affinché tutti gli interessati possano porre domande dirette al management, ad es. via e-mail, prevedendo un obbligo di pubblicazione delle risposte sui siti aziendali?

Mi sembra un'idea semplice, poco costosa ed una via efficace verso una maggiore trasparenza societaria e quindi verso la democrazia azionaria.

Attendo commenti.

Friday, May 11, 2007

Utilità della diversificazione geografica

Le differenze nei rendimenti dei mercati azionari negli ultimi mesi sono state significative: da inizio anno, ad es, lo S&P 500 è cresciuto del 6%, il Dax tedesco del 13%, il nostro S&P Mib del 5%, mentre il Topix giapponese solo del 2,5%.

Tale andamento contraddice quella che, almeno nell’ultimo decennio, è stata la tendenza ad una certa uniformità dei rendimenti di lungo periodo (in termini statistici: bassa deviazione standard ed elevata correlazione intermarket), con conseguente minore importanza della diversificazione geografica degli investimenti (escludendo da questo ragionamento gli impatti di tipo valutario).

Malgrado la recente evoluzione dei mercati, però, in un’ottica di più ampio termine, sembra difficile ritenere che il contributo della country selection potrà assumere un’importanza preminente rispetto a quello, ad es., della sector rotation o dello stock picking. Infatti, se da un lato la crescita dei mercati azionari internazionali nel lungo periodo si continuerà a differenziare in funzione della diversa dinamica ciclica delle singole economie nazionali, nondimeno i cambiamenti strutturali intervenuti (maggior numero di aziende integrate globalmente, crescita degli investimenti cross-border, facilità di spostamento dei capitali) consentiranno di ricercare valore aggiunto più a livello di settori globali o di singola impresa piuttosto che a livello di singolo Paese.

Oltre a queste osservazioni generali, si può dimostrare che storicamente la dispersione geografica dei rendimenti - e quindi l’opportunità della diversificazione per Paese - è stata di norma legata alle aspettative di crescita degli utili societari, tipicamente su un orizzonte temporale breve (12 mesi). Periodi di elevata dispersione sono stati ad es. il 1992-93 oppure il 2002-03. Attualmente se si misura la deviazione standard dell’outlook di crescita annuale degli utili societari per i diversi Paesi, si riscontra un livello ai minimi degli ultimi 20 anni. Altro argomento, quindi, che induce a considerare più importante un approccio agli investimenti azionari internazionali di tipo bottom-up, piuttosto che top-down.

Friday, May 4, 2007

Sell in May and go away!

Uno degli autori che leggo con maggiore interesse è senz'altro Alessandro Fugnoli (presente anche su Trend Online o su Yahoo! Finanza), che - con uno stile assolutamente personale ed un'ottica alternativa rispetto a molti altri - ogni settimana cerca di esporre le proprie idee sui trend economici e finanziari in essere.
Lo seguo da molti anni, da quando era ancora in Caboto (oggi è in Abax) e riportava il suo pensiero in conference call telefonica. Oggi scrive e, come dicevo, è sempre piacevole da leggere, per avere un punto di vista autorevole e magari anche per imparare qualcosa di nuovo.

La newsletter di ieri, però, intitolata "La scelta di Gastone" mi ha particolarmente incuriosito, e non solo per il titolo: infatti riporta, fra l'altro, uno studio sulla stagionalità dei mercati azionari, con protagonisti i famosi paperi di casa Disney, e conferma, in estrema sintesi, l'antico adagio di Borsa "Sell in May and go away"!
Il problema è che questa volta i risultati numerici forniti nel report mi sono sembrati strani: dal '66 ad oggi un investimento di 100$ nell'indice S&P 500 mantenuto solamente fra maggio e ottobre si sarebbe capitalizzato fino ad un montante di 787$, mentre se mantenuto tra novembre e aprile sarebbe diventato ben 59.055$!
Ho provato quindi a replicare l'esperimento, utilizzando - al pari di Fugnoli - l'indice S&P 500 Total Return (prezzo + dividendi) che, fatto pari a 100 punti a fine aprile '66, è diventato 5.466 punti a fine aprile '07. Naturalmente nell'analisi ognuno dei due paperi investitori è rimasto fuori dal mercato per sei mesi l'anno ed è proprio quì che sta la stranezza, ovvero in quello strepitoso valore di oltre 59mila Dollari sopra indicato, oltre 10 volte in più dell'apprezzamento dell'indice.
Ecco invece i miei risultati (tutti soggetti a critica, naturalmente, e per chi volesse posso fornire il file Excel con dati e calcoli): in definitiva, pur verificando ancora una volta - se ce ne fosse stato davvero bisogno - la fondatezza dell'antico adagio di cui sopra, i montanti raggiunti sarebbero stati molto inferiori, rispettivamente 233$ e 2.350$.

Ma allora, se davvero funziona, perché questo effetto stagionale non viene adeguatamente sfruttato, fino ad essere, magari, del tutto annullato (come da teoria dei mercati efficienti)? Fra le varie possibili ragioni mi piacerebbe sottolineare quelle derivanti dalla finanza comportamentale, come ad es. il fatto che si possono sempre trovare (in qualunque mese dell'anno) dei buoni motivi per rimanere investiti e per non chiudere eventuali posizioni in perdita, o anche il fatto che la stagionalità gioca semmai in maniera contraria a livello psicologico: solitamente si è più ottimisti d'estate che d'inverno.
Ciò detto, concludo precisando che, a scanso di equivoci, non è mia intenzione invitare chi mi legge a vendere tutte le azioni in portafoglio nei prossimi giorni per ricomprarle poi fra 6 mesi, ma certo potrebbe non essere sbagliato pensare a qualche alleggerimento con le Borse che hanno realizzato un +6% solo nei primi 4 mesi dell'anno.