Le differenze nei rendimenti dei mercati azionari negli ultimi mesi sono state significative: da inizio anno, ad es, lo S&P 500 è cresciuto del 6%, il Dax tedesco del 13%, il nostro S&P Mib del 5%, mentre il Topix giapponese solo del 2,5%.
Tale andamento contraddice quella che, almeno nell’ultimo decennio, è stata la tendenza ad una certa uniformità dei rendimenti di lungo periodo (in termini statistici: bassa deviazione standard ed elevata correlazione intermarket), con conseguente minore importanza della diversificazione geografica degli investimenti (escludendo da questo ragionamento gli impatti di tipo valutario).
Malgrado la recente evoluzione dei mercati, però, in un’ottica di più ampio termine, sembra difficile ritenere che il contributo della country selection potrà assumere un’importanza preminente rispetto a quello, ad es., della sector rotation o dello stock picking. Infatti, se da un lato la crescita dei mercati azionari internazionali nel lungo periodo si continuerà a differenziare in funzione della diversa dinamica ciclica delle singole economie nazionali, nondimeno i cambiamenti strutturali intervenuti (maggior numero di aziende integrate globalmente, crescita degli investimenti cross-border, facilità di spostamento dei capitali) consentiranno di ricercare valore aggiunto più a livello di settori globali o di singola impresa piuttosto che a livello di singolo Paese.
Oltre a queste osservazioni generali, si può dimostrare che storicamente la dispersione geografica dei rendimenti - e quindi l’opportunità della diversificazione per Paese - è stata di norma legata alle aspettative di crescita degli utili societari, tipicamente su un orizzonte temporale breve (12 mesi). Periodi di elevata dispersione sono stati ad es. il 1992-93 oppure il 2002-03. Attualmente se si misura la deviazione standard dell’outlook di crescita annuale degli utili societari per i diversi Paesi, si riscontra un livello ai minimi degli ultimi 20 anni. Altro argomento, quindi, che induce a considerare più importante un approccio agli investimenti azionari internazionali di tipo bottom-up, piuttosto che top-down.
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