Friday, May 4, 2007

Sell in May and go away!

Uno degli autori che leggo con maggiore interesse è senz'altro Alessandro Fugnoli (presente anche su Trend Online o su Yahoo! Finanza), che - con uno stile assolutamente personale ed un'ottica alternativa rispetto a molti altri - ogni settimana cerca di esporre le proprie idee sui trend economici e finanziari in essere.
Lo seguo da molti anni, da quando era ancora in Caboto (oggi è in Abax) e riportava il suo pensiero in conference call telefonica. Oggi scrive e, come dicevo, è sempre piacevole da leggere, per avere un punto di vista autorevole e magari anche per imparare qualcosa di nuovo.

La newsletter di ieri, però, intitolata "La scelta di Gastone" mi ha particolarmente incuriosito, e non solo per il titolo: infatti riporta, fra l'altro, uno studio sulla stagionalità dei mercati azionari, con protagonisti i famosi paperi di casa Disney, e conferma, in estrema sintesi, l'antico adagio di Borsa "Sell in May and go away"!
Il problema è che questa volta i risultati numerici forniti nel report mi sono sembrati strani: dal '66 ad oggi un investimento di 100$ nell'indice S&P 500 mantenuto solamente fra maggio e ottobre si sarebbe capitalizzato fino ad un montante di 787$, mentre se mantenuto tra novembre e aprile sarebbe diventato ben 59.055$!
Ho provato quindi a replicare l'esperimento, utilizzando - al pari di Fugnoli - l'indice S&P 500 Total Return (prezzo + dividendi) che, fatto pari a 100 punti a fine aprile '66, è diventato 5.466 punti a fine aprile '07. Naturalmente nell'analisi ognuno dei due paperi investitori è rimasto fuori dal mercato per sei mesi l'anno ed è proprio quì che sta la stranezza, ovvero in quello strepitoso valore di oltre 59mila Dollari sopra indicato, oltre 10 volte in più dell'apprezzamento dell'indice.
Ecco invece i miei risultati (tutti soggetti a critica, naturalmente, e per chi volesse posso fornire il file Excel con dati e calcoli): in definitiva, pur verificando ancora una volta - se ce ne fosse stato davvero bisogno - la fondatezza dell'antico adagio di cui sopra, i montanti raggiunti sarebbero stati molto inferiori, rispettivamente 233$ e 2.350$.

Ma allora, se davvero funziona, perché questo effetto stagionale non viene adeguatamente sfruttato, fino ad essere, magari, del tutto annullato (come da teoria dei mercati efficienti)? Fra le varie possibili ragioni mi piacerebbe sottolineare quelle derivanti dalla finanza comportamentale, come ad es. il fatto che si possono sempre trovare (in qualunque mese dell'anno) dei buoni motivi per rimanere investiti e per non chiudere eventuali posizioni in perdita, o anche il fatto che la stagionalità gioca semmai in maniera contraria a livello psicologico: solitamente si è più ottimisti d'estate che d'inverno.
Ciò detto, concludo precisando che, a scanso di equivoci, non è mia intenzione invitare chi mi legge a vendere tutte le azioni in portafoglio nei prossimi giorni per ricomprarle poi fra 6 mesi, ma certo potrebbe non essere sbagliato pensare a qualche alleggerimento con le Borse che hanno realizzato un +6% solo nei primi 4 mesi dell'anno.

2 comments:

  1. Il caro Fugnoli farebbe bene a studiare un pò di più....tu hai fatto bene a mettere in discussione i suoi risultati, ora io ci do la mazzata finale.
    Manca una cosa in entrambe gli studi, il tener conto dell'aumento dei prezzi al consumo....dal 60 ad oggi un cassettista non sarebbe nemmeno in pari....ed in 40 anni il DJ è passato da miseri spicci a 13000!!!! A parte le bolle finali da parco buoi i grandi rialzi le borse li fanno quando c'è grande inflazione...è la liquidità che va nei mercati....in molti di quegli anni in cui il bravo Fugnoli guadagna in realtà a malapena si difende dalla perdita del potere d'acquisto. Concludo con una ovvietà a volte non considerata: la borsa è un gioco a somma zero, in genere sono le grandi banche d'affari a pilotare i giochi...se il mondo intero diventasse ricco con sell in May and go away...stai tranquillo le borse cambierebbero stagionalità! Il 90% dei traders ed investitori privati perde sistematicamente il capitale (dal 1990 ad oggi è così...statisticamente rilevato), se una banale strategia come questa risolvesse i problemi....

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  2. Grazie per il commento,
    per la verità volevo solo verificare il calcolo di Fugnoli, che mi sembrava strano, senza pretesa di fornire uno studio esaustivo.

    L’inflazione, infatti, sarebbe stato senz’altro un tema da approfondire: in Italia un ipotetico Euro del ‘66 equivarrebbe oggi a circa 17 Euro; naturalmente si sarebbe dovuto fare i calcoli considerando l’inflazione USA (parlando dell’indice S&P 500) e l’andamento del Dollaro (per un punto di vista domestico).

    Altro aspetto è la remunerazione dei capitali nei 6 mesi in cui sarebbero rimasti disinvestiti dalla Borsa, ad es. mediante un semplice investimento in TBill (equivalenti USA dei BOT): anche questo avrebbe innalzato - e non di poco - i risultati in valuta locale.

    Insomma, volevo solo rendere un po’ di giustizia ai numeri, non me ne voglia il Fugnoli, pur confermando il messaggio di base.
    Aggiungo, al riguardo, che nei 40 anni considerati, soltanto per 12 volte (meno del 15%) il semestre invernale ha registrato una perfomance peggiore di quello estivo precedente.
    Inoltre il backtest conferma l’esistenza della stagionalità anche su timeframe più brevi, 10 anni o anche meno (ad es. dal 2003, nonostante la direzionalità dei mercati!).

    Ciao.

    AC

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